L' università come istituzione. Un organismo parassitario o qualcosa di essenziale per la società? Mah, io propendo per la prima ipotesi. Qualcuno potrà obiettare: ma nella università fanno ricerca. Forse è vero. Ma a che serve la ricerca se questa rimane chiusa nell'ufficio di chi ha scritto un papiello, un articolo, la lista della spesa? Non mi sembra che il ricercatore sia tanto disposto a divulgare la sua scoperta, negli articoli scrivono (e sono la stragrande maggioranza) il minimo indispensabile. Credo se ci fosse invece una piena e totale circolazione delle idee a quest'ora ci sposteremmo per via aerea anche per tragitti di pochi chilometri. Quindi: la ricerca rimane lì dove è stata creata. Non circola. Percepisco anche questo assurdo: essere pagati per raggiungere la novità, l'estro, l'intuizione. Il pagamento è qualcosa di fisso, costante, monotono. L'idea, il guizzo di lucidità al contrario è imprevedibile, sfuggevole. Allora lo stipendio dei vari accademici (che sicuramente è costante, certo) è pienamente sudato? Sono pessimista. Leggendo bene gli articoli degli accademici si tratta il più delle volte di minestre riscaldate, polente fritte e ri-fritte, e via di questo passo con le analogie gastronomiche. Non che abbiano avuto anche loro il loro guizzo di genialità, ma il guizzo è unico, irripetibile e che senso ha rigirare la frittata in tutti i modi possibili ed immaginabili? Stranamente, per sottolineare la mancanza di idee del pomposo mondo accademico mi vengono in mente queste metafore gastronomiche. Curioso. Ergo: l'innovazione vera, nel senso stretto della parola, è minima. Il resto? Ridondanza superflua. Da questa analisi critica non considero neppure i dottorandi e tutti quelli che ruotano attorno al mondo universitario pur non avendo docenza (ordinari e associati) : questi ragazzi il più delle volte sono letteralmente sfruttati, o meglio, la loro sete di gloria (nel senso più alto del termine) viene utilizzata biecamente, le idee abilmente sgraffignate, i meriti usurpati in cambio di poche centinaia di euro al mese. Cosa ricevono in cambio questi ragazzi? La buona parola di questi professori, nel migliore dei casi. Una menzione. Un sesto posto tra gli autori di un articolo. Concretamente? Non so, denaro no di certo. Segue: i giovani sono sfruttati ben benino. La loro creatività viene rubata a man bassa. Ogni tanto si dice che di soldi alla ricerca ne arrivano pochi. Forse ai ragazzi che fanno ricerca va poco. Andiamo a chiedere i soldi ai baroni, si chiamano ancora così? Ma allora quali sono le funzioni dell'università? Formare gli studenti? Forse sì. Sicuramente l'università ha un forte potere certificativo. Certifica le mie competenze, vere o presunte. La realtà? Le competenze le dovremo acquistare noi, nessuno verrà a condividere con te le proprie idee, almeno se queste sono valide. All'università credo si venda fumo. Fumo agli occhi. Qualcuno dice che dove c'è tanto fumo c'è anche dell'arrosto... in questo caso già se lo sono mangiato. L'università è un po' come il vischio: si attacca alle piante e succhia la linfa, data la sua natura parassitaria. Però a Natale non si può appendere sopra la porta di casa. Ma la studentessa con il vestito blu e quel buffo cappello riuscite ad immaginare per quale motivo ride?
domenica 29 aprile 2007
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