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lunedì 30 aprile 2007
Anonima Bloggers
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Torino
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Dopodomani sarò a Torino. Ho mandato un curriculum vitae ad 3-4 aziende in tutto ed una ha risposto. Sono moderatamente ottimista. Qui in terre d'Abruzzo siamo dietro ancora le varie aziende fantoccio che prendono i contributi dalla regione, dall'associazione invalidi, dalla FAO... stanno su un po' di tempo, prendono qualche disgraziato a progetto e poi con i soldi in tasca chiudono i battenti. Il tutto nell'indifferenza della classe dirigente. Ma questa chi è? La devo identificare con Lapo Elkann? Adesso mi sento molto rassicurato. Lapo... umh... cosa sta facendo nella foto? Non voglio neppure pensarci, mi viene da piangere. La Juve per uso personale è ammessa? Credo di no, se l'hanno tagliata con Moggi.
domenica 29 aprile 2007
L'Università ed il Vischio
L' università come istituzione. Un organismo parassitario o qualcosa di essenziale per la società? Mah, io propendo per la prima ipotesi. Qualcuno potrà obiettare: ma nella università fanno ricerca. Forse è vero. Ma a che serve la ricerca se questa rimane chiusa nell'ufficio di chi ha scritto un papiello, un articolo, la lista della spesa? Non mi sembra che il ricercatore sia tanto disposto a divulgare la sua scoperta, negli articoli scrivono (e sono la stragrande maggioranza) il minimo indispensabile. Credo se ci fosse invece una piena e totale circolazione delle idee a quest'ora ci sposteremmo per via aerea anche per tragitti di pochi chilometri. Quindi: la ricerca rimane lì dove è stata creata. Non circola. Percepisco anche questo assurdo: essere pagati per raggiungere la novità, l'estro, l'intuizione. Il pagamento è qualcosa di fisso, costante, monotono. L'idea, il guizzo di lucidità al contrario è imprevedibile, sfuggevole. Allora lo stipendio dei vari accademici (che sicuramente è costante, certo) è pienamente sudato? Sono pessimista. Leggendo bene gli articoli degli accademici si tratta il più delle volte di minestre riscaldate, polente fritte e ri-fritte, e via di questo passo con le analogie gastronomiche. Non che abbiano avuto anche loro il loro guizzo di genialità, ma il guizzo è unico, irripetibile e che senso ha rigirare la frittata in tutti i modi possibili ed immaginabili? Stranamente, per sottolineare la mancanza di idee del pomposo mondo accademico mi vengono in mente queste metafore gastronomiche. Curioso. Ergo: l'innovazione vera, nel senso stretto della parola, è minima. Il resto? Ridondanza superflua. Da questa analisi critica non considero neppure i dottorandi e tutti quelli che ruotano attorno al mondo universitario pur non avendo docenza (ordinari e associati) : questi ragazzi il più delle volte sono letteralmente sfruttati, o meglio, la loro sete di gloria (nel senso più alto del termine) viene utilizzata biecamente, le idee abilmente sgraffignate, i meriti usurpati in cambio di poche centinaia di euro al mese. Cosa ricevono in cambio questi ragazzi? La buona parola di questi professori, nel migliore dei casi. Una menzione. Un sesto posto tra gli autori di un articolo. Concretamente? Non so, denaro no di certo. Segue: i giovani sono sfruttati ben benino. La loro creatività viene rubata a man bassa. Ogni tanto si dice che di soldi alla ricerca ne arrivano pochi. Forse ai ragazzi che fanno ricerca va poco. Andiamo a chiedere i soldi ai baroni, si chiamano ancora così? Ma allora quali sono le funzioni dell'università? Formare gli studenti? Forse sì. Sicuramente l'università ha un forte potere certificativo. Certifica le mie competenze, vere o presunte. La realtà? Le competenze le dovremo acquistare noi, nessuno verrà a condividere con te le proprie idee, almeno se queste sono valide. All'università credo si venda fumo. Fumo agli occhi. Qualcuno dice che dove c'è tanto fumo c'è anche dell'arrosto... in questo caso già se lo sono mangiato. L'università è un po' come il vischio: si attacca alle piante e succhia la linfa, data la sua natura parassitaria. Però a Natale non si può appendere sopra la porta di casa. Ma la studentessa con il vestito blu e quel buffo cappello riuscite ad immaginare per quale motivo ride?
Neural Networks . It
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sabato 28 aprile 2007
Alexa
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L'appezzamento di terra del nuovo millennio
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Il futuro è modificabile?
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Umh, sono alle prese con difficili considerazioni sulla possibilità di fare previsioni sul futuro. Supponiamo che il mio programma attenda il tempo x per fare la sua analisi. Se in qualche maniera intervengo prima, ossia non aspetto che sia stata raggiunta proprio l'ultimissima condizione per l' ok formale, la previsione del software è ugualmente valida, ha le stesse probabilità che l'evento si verifichi? Oppure è necessario uno studio parametrico... in soldoni, supponiamo che il programma aspetti il prezzo di chiusura per darmi il segnale di vendita: se acquisto io in chiusura ho modificato il risultato del programma? Il suo output risulta essere ancora attendibile? In altre parole possiamo modificare il futuro oppure la nostra scelta fa parte di un piano universale? Oppure, più realisticamente parlando, trattasi di pippe mentali che nulla hanno a che vedere con la realtà? Mi ri-balena in mente uno studio parametrico delle condizioni... ho aspettato sino ad x-1, cosa cambia in fondo se agisco sul termine x? Un'inezia. Oppure forse cambia totalmente quello che seguirà nella successione temporale. Il programma aspetta anche l'ultimo termine, l'x-esimo, ma se sono io a forzare questo termine il programma se ne accorgerà? Balzana idea... la teoria del caos... una cozzaglia di spunti teorici senza forma si accumula in testa. Forse tra tutta questa ferraglia di idee si trova l'idea, il fiore tra le macerie, la pianticella che riesce a spuntare dall'asfalto. Lo studio parametrico mi torna prepotentemente in testa, il caos... la farfalla che sbatte le ali e l'uragano si abbatte a Monticchio. Teoria affascinante... umh... mi lascia sbalordito e perplesso, forse siamo solo attratti dalle cose che non riusciamo completamente a dominare ma di cui intuiamo la forza.
Il motto
Qualche anno fa il mio slogan pubblicitario preferito - e che ben presto divenne anche il mio motto - era della Apple. Adesso non lo ricordo proprio... un lapsus. Boh, ho un vuoto di memoria, ero partito proprio bene quando avevo aperto la sessione per scrivere questo post ma evidentemente mi sono perso in un brodo di giuggiole. Ora il mio slogan è "Source Code per Tutti". Volete il codice sorgente? Bene, compratelo. La sorgente, la fonte di tutto il bene. Adesso completo di scrivere questo post anche se penso che presto lo cancellerò e non ne rimarrà traccia alcuna nei freddi database di Google.
Una storia strappalacrime...
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Sto pensando, se un giorno avrò successo con il mio software è necessario creare una leggenda. Forse no, basta una storia strappalacrime, come un uomo che in gioventù ha sofferto molto ed ora eccolo qua, con la sua azienda quotata al Nasdaq. Qualcuno prima di me si è inventato la storia del garage (vedi Larry e soci...) , io devo cercare di essere un po' originale. Luigi iniziò a scrivere le sue prime righe di codice in una soffitta umida, scura e piena di topoloni pronti a rosicchiare i cd rom dove salvava le sue copie di back-up. Ecco, ho trovato! Rannicchiato in soffitta ho cominciato a scrivere il mio software. Un software che dunque all'inizio sapeva di muffa. Un software appiccicaticcio, di quello che rimane attaccato alle scarpe. Perfetto! Suona bene, è una storia semplice, che rimane al cuore, un po' come i dolcetti al miele di Cuore.
venerdì 27 aprile 2007
Andiamo al sodo
Sono passate solo pochissime ore, ma già sento la necessità irrefrenabile di scrivere ancora sul mio blog personale. Ok... si fa presto a dire sviluppatore software. Che genere di software realizzo? Per rispondere a questa domanda sarà necessaria una breve digressione temporale. Cominciai tutto per caso qualche anno fa, alla Siemens, dove ho lavorato per pochissimi anni. Lì mi occupavo di software veramente senza futuro, stavo su un binario morto, per dirla in breve. Lì realizzavo programmi per simulare il comportamento di alcuni fantomatici cristalli non-lineari. Lì un vecchio ingegnere saggio mi disse:
"Ma perché perdi tempo con queste stupidate con il Sire (il mio tutor, n.d.r.)? Oggi stanno investendo nello sviluppo di sistemi per il riconoscimento delle impronte digitali su DSP...".
Da questa affermazione partì tutto. Devo ringraziare quell'ingegnere che con le sue parole mi aprì davvero gli orizzonti. Fu un trampolino, all'inizio mi buttai letteralmente a sviluppare un codice per il riconoscimento delle impronte digitali. L'algoritmo che implementai si basava sul FingerCode, un ID del dito basato sui valori ottenuti filtrando l'immagine con i cosiddetti filtri di Gabor (un altro ingegnere lungimirante). Da allora sono passati tre anni o qualcosa in più, ma solo cronologicamente. In realtà, dal punto di vista professionale ho fatto un salto incredibile, un salto di specie. Adesso sviluppo sistemi per il riconoscimento biometrico a tutta callara , eccone alcuni esempi:
Ma ne ho scritti molti altri... alcuni per il riconoscimento dell'espressione del volto (felice, triste, arrabbiato,...). Non pensate che siano solo studenti alle prese con i loro compiti a casa ad interessarsi dei miei programmi :) beh.... sì, anche loro ci sono ed anzi, questi costituiscono una buona parte del mio target. I miei software li hanno utilizzati in contesti accademici e sono stati citati, eccovene un esempio:
- "PRIVACY PROTECTION FOR LIFE-LOG VIDEO" http://www.vis.uky.edu/~cheung/doc/safe07.pdf di Jayashri Chaudhari, Sen-ching S. Cheung and M. Vijay Venkatesh.
- "ICA Using Kernel Entropy Estimation with NlogN Complexity" http://www.springerlink.com/index/CK7YXEHB10D86TVJ.pdf ma anche qui http://www.ee.technion.ac.il/~yoav/publications/Efficient_Entropy.pdf
Beh... una piccola soddisfazione vedere utilizzato il proprio software anche per attività di ricerca. Adesso però mi sono un po' stufato di tutta questa biometria. Vorrei sconfinare nella previsione finanziaria, lo Stock Market Forecasting, come direbbero a Liverpool. Alla fine sempre di riconoscimento di un pattern... anzi, un riconoscimento portato alle estreme conseguenze di realizzabilità. Ma... questo pattern nelle serie storiche della finanza esiste davvero o ce lo stiamo solo sognando? Chi lo può affermare con certezza?! Osservando un volto il pattern effettivamente esiste ed è visibile a tutti. Vedendo i prezzi di Alitalia il pattern, se c'è, è molto molto ben nascosto.
Il Secondo Post
Per impratichirmi posto subito un altro messaggio. Credo sarà questa un' esperienza davvero positiva che mi arricchirà molto dal punto di vista professionale ed umano.
Il Manifesto
Elle erre? Sono le mie iniziali, evidentemente. Questo è il blog di un programmatore - o almeno sedicente tale - che nei pochi attimi di serenità e pace interiore cercherà di lasciare traccia e il ricordo nei freddi database di Google delle sue impressioni e del suo sentire.
Programmatore di cosa? Mah, spazio, a seconda della richiesta. Il mio sito è http://www.advancedsourcecode.com . Perchè ho scelto proprio questo linguaggio (Matlab) e non altri? Sostanzialmente, ritengo che questo offra più possibilità di sviluppo. Certo non disdegno il c e l'assembler, ma ricorro a questi solo quando è strettamente necessario. Lo vedete il faccione a sinistra? E' il logo del mio sito... anzi, non per fare lo spaccone, questo sito è indicizzato da Dmoz nella categoria Matlab (ovviamente!). La mia filosofia di programmazione è questa: non usare i puntatori se non hai qualcosa puntato alla testa. Il puntatore fa perdere tempo prezioso ed il tempo, sappiamo bene, è denaro. Io di tempo ne ho ancora abbastanza - anche se non è mai troppo -, di denaro meno. Due ottimi motivi per dribblare con agilità C, C++ ed affini.
Doh... ho appena scritto il mio primo post al mio primo blog...!
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